La colchicina nelle pericarditi e nella prevenzione delle recidive

La colchicina è uno dei farmaci disponibili più datati. Da secoli è utilizzata per trattare e prevenire gli attacchi di gotta e, più recentemente, è stata impiegata per prevenire le riacutizzazioni di patologie autoinfiammatorie come la febbre mediterranea familiare. Il suo principale meccanismo d'azione si basa sulla capacità di bloccare la polimerizzazione della tubulina, influenzando in tal modo la funzione dei microtubuli. Le potenzialità come farmaco antinfiammatorio trovano spiegazione nella capacità della colchicina di concentrarsi nelle cellule bianche del sangue, in particolare nei granulociti, e di interferire con la loro funzione. Recentemente è emerso anche un suo possibile ruolo nell'inibizione dell'inflammosoma. La colchicina (0,5 mg BID nei pazienti con peso >70 kg o 0,5 mg/die in quelli con peso inferiore), in aggiunta alla terapia antinfiammatoria standard, nelle pericarditi acute o ricorrenti può accelerare la risposta al trattamento antinfiammatorio e ridurre il rischio di recidive. Dopo l'esclusione di controindicazioni al trattamento e un adeguato aggiustamento della dose, la colchicina risulta sicura e ben tollerata. L'evento avverso più comune rilevato è l'intolleranza gastrointestinale, che si verifica nel 5−10% dei casi e può essere controllata con una riduzione della dose o l'interruzione temporanea del trattamento.

 Storia

La colchicina, descritta per la prima volta nel trattamento dei reumatismi in un papiro ebreo risalente al 1500 a.C., è stata utilizzata nelle pericarditi a partire dagli anni ottanta. Bayes de Luna e coll. furono i primi a dimostrare che l'impiego di colchicina nei pazienti affetti da pericarditi ricorrenti era in grado di ridurre le recidive future. L'idea di utilizzare la colchicina nelle pericarditi deriva dal successo dimostrato nella prevenzione e nel trattamento delle pericarditi nei pazienti con febbre mediterranea familiare. Nel 2004, sulla base delle numerose evidenze positive emerse in studi retrospettivi, le Linee Guida ESC hanno per la prima volta raccomandato l'utilizzo della colchicina nelle pericarditi ricorrenti (classe I di indicazione) e il possibile impiego nelle pericarditi acute (classe IIA di indicazione). Successivamente diversi studi randomizzati hanno confermato l'efficacia e la sicurezza della colchicina nei pazienti con pericarditi acute, in particolare nel dimezzare il rischio di recidive e accelerare la risposta alle terapie antinfiammatorie standard. Sulla base di queste premesse è stata recentemente condotta una review della letteratura con l'obiettivo di raccogliere i risultati più aggiornati sull'utilizzo della colchicina nelle pericarditi.

I risultati che emergono dagli studi clinici confermano la sicurezza e l'efficacia di colchicina in aggiunta alla terapia antinfiammatoria convenzionale (aspirina, altri farmaci antinfiammatori non steroidei o corticosteroidi) quando utilizzata per periodi prolungati, vale a dire 3 mesi nelle pericarditi acute e 6 mesi nelle ricorrenti.

Nei pazienti con pericarditi acute la colchicina si dimostra efficace nel prevenire le recidive, riducendo gli episodi futuri oltre il 50%. Nelle pericarditi ricorrenti l'uso di colchicina, in aggiunta alla terapia standard, ha diminuito il rischio di ricorrenze in assenza di un aumento significativo degli eventi avversi. L'effetto collaterale più comune è stato l'intolleranza gastrointestinale, ma nessun caso si è rivelato grave.

L'uso di colchicina è stato valutato anche nelle pericarditi croniche, nel versamento pericardico e nella sindrome post-pericardiotomica senza, tuttavia, che emergessero chiare evidenze a favore o contro un suo impiego in questi contesti clinici.

In conclusione, le attuali evidenze confermano che la colchicina è un farmaco efficace e sicuro nel trattamento dei pazienti con pericarditi in aggiunta alle terapie antinfiammatorie convenzionali. La posologia di colchicina deve essere adeguata in relazione al peso corporeo del paziente (0,5−0,6 mg BID nei pazienti con peso >70 kg o 0,5−0,6 mg/die nei pazienti con peso <70 kg) e non è necessaria alcuna dose di carico, fattore che permette di migliorare la compliance dei pazienti. Infine, allo scopo di escludere potenziali complicanze, si raccomanda un'attenta selezione del paziente e un'accurata valutazione delle comorbilità, così come un adeguato monitoraggio dei possibili effetti collaterali sintomatici e asintomatici con analisi di laboratorio di routine (funzionalità renale, transaminasi, creatinchinasi e conta ematica).

(Fonte: pericarditi.it=

 

Colchicine for pericarditis
Imazio M. Trends Cardiovasc Med 2015;25(2):129-36. doi 10.1016/j.tcm.2014.09.011.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25454379

Lascia un commento